UN NUOVO PENSIERO DALLA QUARANTENA DEDICATO ALLE NOTTI INSONNI
Finalmente è cominciata la Fase 2. Ci sono alcuni studi che dicono che buona parte degli italiani, dopo la quarantena, sono depressi, si sentono soli e soffrono di insonnia.
Ad essere onesti, il problema del dormire poco io l’ho sempre avuto. L’insonnia ha sempre fatto parte di alcuni periodi della mia vita, e anche in queste settimane, fatte di serie TV, libri e scrittura, ci sono state notti in cui non ho chiuso occhio.
Ho pensato però, che la trafila notturna di chi non dorme, potrebbe essere paragonata alla vita che ci aspetta là fuori, in questa nuova fase della nostra vita, e così è nato questo ennesimo pensiero dalla quarantena.
Buona lettura.
INSONNIA
“Vorrei qualcosa per dormire, tra due giorni mi sposo e vorrei arrivarci riposato in modo da godermi la giornata”.
E il farmacista: “Melatonina, tre gocce prima di andare a letto”.
In realtà, poi, la notte prima del matrimonio non ho dormito per niente.
Alternando pensieri su come stava per cambiare la mia vita fino ad arrivare a immaginare come sarebbe stata la festa del giorno dopo, sono arrivate le cinque della mattina in un batter d’occhio.
Ma è sempre andata così per me, ogni volta che ero prossimo a un momento decisivo e importante ho dovuto fare i conti con l’insonnia.
Che poi del resto è molto semplice:
vai a letto convinto di abbandonarti alle grazie di Morfeo e invece come chiudi gli occhi si accendono i pensieri.
Così dopo un’ora a girarti e rigirarti decidi di riaccendere la televisione e ti perdi nello zapping più sfrenato soffermandoti su programmi vintage che riportano alla tua memoria i bei tempi andati, avanti e indietro da un canale all’altro fino a che di nuovo gli occhi ti chiedono pietà.
Ti rimetti comodo per dormire ma niente, non ci riesci.
E allora inizia la fase del nervosismo, quella fase in cui inizi a guardare la sveglia facendo il conto alla rovescia delle ore che ti restano per riposare, e più il risultato si assottiglia, più aumenta la tua arrabbiatura con te stesso.
Arriva solo poi, solo dopo tutte queste fasi, il momento che preferisco: quello in cui ti rassegni. Quello in cui guardi alla notte successiva promettendoti che andrai a letto presto e recupererai. Il momento in cui smetti di combattere e senza accorgerti finalmente chiudi gli occhi.
Una vittoria che arriva solamente quando smetti di combattere. Solamente quando prendi coscienza che ormai è andata così e che non si muore mica se una notte non si dorme.
La immagino così la fase 2.
Giorni interi a pensare come sarà ricominciare a vivere, giorni interi a seguire direttive alla televisione e poi giorni interi a gestire la rabbia perché le cose non saranno più come le conoscevamo.
Ci sarà chi vivrà la frustrazione di non poter stare tutto il tempo che vorrà al bar, la frustrazione di chi non accetterà le attese lunghe negli uffici pubblici e nei negozi che prevederanno la modalità “uno alla volta” e ci sarà chi soffrirà per non poter fare quello che gli pare e piace come, dove e quando lo vorrà.
La presa di coscienza sarà la vittoria.
Ipotizzo che solo quando smetteremo di attorcigliare lo stomaco in nome delle abitudini che abbiamo conosciuto fino a metà febbraio del 2020 inizieremo davvero a vivere sereni.
Nello stesso modo di quando una volta smesso di combattere col sonno riusciamo finalmente ad addormentarci.
Vivremo con limitazioni, ma lo faremo.
Del resto si può fare un sogno splendido anche solo con una unica ora di sonno.